STORIE D'ALTRI TEMPI
Quando in Anticoli c'erano le streghe
Erano gli ultimi anni del secolo XVII (1600) e l'assonnato borgo anticolano viveva il tran-tran quotidiano nella grama esistenza di una condizione sociale ancora condizionata da regole di soggiacenza retaggio di una cultura medievale, tarda a scomparire nelle isolate plaghe avulse dagli influssi liberatori già in atto dal XVI secolo permeato di vita rinascimentale.
Purtroppo in Anticoli il Signore del Castello era ancora il padrone incontrastato dei suoi sudditi e del suo volgo. Attorno alla ristretta corte prosperavano fedeli vassalli i suoi fede vassalli che disponevano anch'essi di ogni privilegio compreso quello di vita,di morte e di possesso di ogni cosa e creatura.
Anche le belle donzelle che,nonostante gli stenti esistenziali,in gran numero anche allora facevano onore alla razza anticolana.
Il Signore del tempo,un tale Petruzzo dei Conti Colonna,cosi raccontano le tradizioni orali tramandate da vecchie storie,era sposo di donna Alida che non riusciva,per la sua sterilità,a donargli un erede. I due coniugi si struggevano al pensiero di avere un figlio.
Ecco allora farsi strada nella loro mente un contorto disegno che potesse salvare,alla faccia dei loro cortigiani e dei loro sudditi,la "vergognosa sterilità" e,al tempo stesso,appagare il loro desiderio di avere un figlio sul quale riversare il loro affetto.
Lentamente così,donna Alida,giorno dopo giorno,ingrossava il suo ventre sovrapponendovi indumenti che potessero camuffare una gestazione.
Nel frattempo,anche nel borgo anticolano,numerose erano le spose che mostravano i segni della loro gravidanza. Tra le tante c'era Imelda,sposa di Genesio che, per la sua bellezza, era quella che Petruzzo e Imelda prediligevano. In Anticoli in quel tempo,come in ogni parte,c'erano le streghe che avevano,tra gli altri poteri,anche quello di rapire neonati e bambini.
Non per niente,Gnora Cotuccia,godeva di tale fama,per cui, Petruzzo ed Alida pensarono che questa facesse al loro caso. Gnora Cotuccia fu contattata, la quale, dietro il compenso della donazione di alcune coppe di terra,accettò l'incarico. Era l'autunno, tempo di vendemmia,e quell'anno,in verità,si presentava in una favolosa abbondanza. Gli asini e i muli,in fila indiana,in continuazione,facevano la spola tra le vigne e le cantine ove, l'aspro odore del mosto invadeva ogni angolo dei vicoli e delle case,andando ad inebriare gli animi dei villani soddisfatti dell'abbondanza donata da Dio. La sera si brindava e Petruzzo, il Signore del Castello,ne favoriva l'abuso onde far giungere al dolce sopore gli ingenui sudditi compreso Genesio la cui sposa Imelda era in attesa del lieto evento. C'era l'abitudine, anzi l'obbligo, a causa dell'alta percentuale di morti infantili,di battezzare e rendere cristiano entro le ventiquattro ore il neonato,per cui,anche Imelda,appena partorito un bel maschietto,lo affidò in serata,nelle mani della "mammana" e dei compari,per portarlo al fonte battesimale della Chiesa di S.Pietro e imporre il nome di Rinaldo all'erede. Gnora Cotuccia "la strega",con l'aiuto di altre due apprendiste,non appena terminata la cerimonia religiosa,all'uscita della Chiesa,quando ormai il buio invadeva le viuzze e i vicoli del borgo,travestite da vere streghe,con scope ed amuleti in mano,con mosse rapide e impreviste,tolsero dalle braccia della madrina il neonato Rinaldo.
Anche la mammana,la madrina e l'intontito padrino,furono sorpresi dalla rapida manovra e impauriti dalla demoniaca apparizione,fuggirono facendosi continuamente il segno della Croce e invocando il nome di Giuseppe e Maria.
Urla,strepiti,imprecazioni,invocazioni risonarono allora dagli usci delle misere magioni,alcune persone uscirono da casa con i tizzoni per farsi luce nel buio pesto ed aggredire le streghe,ma ormai era troppo tardi,queste,salite a cavalcioni sulle loro scope magiche,erano già volate a Benevento ove,nel Sabba satanico,avevano portato il povero Rinaldo per immolarlo a Belzebù.
Quando fu portata la notizia a Imelda,la poveretta,svenne dal dolore mentre Genesio, benché ancora assonnato per le abbondanti libagioni,rinvenne alla realtà ma la sua sua fu una sterile reazione fatta di rabbia,pianti e invocazioni.
Piansero tutta la notte  i due coniugi e si macerarono nel pianto ancora per molti giorni,poi,lentamente,venne la rassegnazione e sì consolarono con gli altri tre figli che avevano avuto prima del triste evento e con la promessa di "riallevare",con una nuova gestazione il povero Rinaldo. Intanto in casa del Conte Petruzzo e di donna Alida avvenne il "lieto evento"della nascita del sospirato erede:un bel maschietto al quale,ironia della sorte,fu imposto il nome di Donato. Per fortuna Donato crebbe sano e robusto e la grande seppe anche governare saggiamente il suo "feudo" e, inconsciamente, in una affinità elettiva e di sangue, predilesse i suoi sei fratelli naturali nati da Genesio e Imelda.
Ecco,allora esistevano le streghe che operavano sortilegi e rapimenti e la gente,credula,dava una spiegazione esoterica e mistica a vicende criminali che oggi invece sono classificate mafíose e malavitose.
Era ed è il segno dei tempi che, in definitíva,delinea la concezione degli avvenimenti con condanna o con sub-limazíone psichica,attribuendo loro la categoria etica che la morale del tempo determina.
Però a quei tempi esistevano le streghe che spiegavano qualsiasi disavventura e inducevano alla rassegnazione fatale.
Oggi ci sono gli stregoni del crimine i quali,nonostante la nostra "Giustizia",non si riesce mai ad eliminarli,facendo invece aumentare la rabbia e l'angoscia esistenziale,
Allora le streghe, benché innocenti,come la storia dímostra,ma ritenute colpevoli,andavano al rogo;oggi gli stregoni benché rei ma non ritenuti colpevoli,sono riveriti e rispettati.
Fiuggí 21 luglio 1998

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