24) Ciociaria e no. L'isola senza Mare di Antonio Esposito a proposito di Fiuggi e di Carlo D'Amico


PRENESTINA ACQUA E VINO
C'è una strada che come un filo unisce 5 comuni di questa provincia partendo dall'Appennino ed arrivando fino all'estremità più occidentale della stessa.
Il più conosciuto di questi è Fiuggi, che è probabilmente anche la località più nota e frequentata del comprensorio per le sue celebri terme e per un'acqua che attraverso le bottiglie e l'inconfondibile
etichetta ha fatto conoscere il piccolo centro a ridosso dei Monti Ernici in tutta Italia.
Fiuggi si chiama così da poco più di un secolo, il comune ha preso il nome della zona dove sorgono le terme, nello stesso periodo in cui veniva avviata e valorizzata la loro attività terapeutica. Il nome
originario della cittadina è Anticoli di Campagna ed il vero centro è qualche chilometro più su della trafficata e vissuta zona a ridosso delle due fonti. Un contesto caratterizzato da vecchie costruzioni in una quiete che sembra voler difendere e distinguere dalla zona sottostante. Pur essendo passato già per Fiuggi non conoscevo quel borgo storico che ebbi modo di visitare la prima volta quando alcuni amici mi invitarono ad un evento che annualmente si teneva nel bel teatro comunale. Si trattava del "Premio Pericone", una rassegna che vedeva gareggiare alunni degli istituti d'Arte della zona, intitolata al Professor Giovanni Pericone scomparso pochi anni prima, un insegnante appassionato d'arte ed anche scultore di cui una delle opere, la statua di Santa Lucia troneggia sulla facciata dell'omonima chiesa di Segni. Pericone aveva aperto la prima galleria d'arte nella poco lontana Colleferro, quando questa città era caratterizzata da una presenza operaia nelle industrie chimiche e belliche, organizzando mostre ed appuntamenti artistici nella zona, trovando in Fiuggi uno dei punti di riferimento per la sua attività conciliando la stessa con quella di imprenditore creando due fabbriche ad Anagni e dando un contributo vario al progresso di questo territorio.
Fiuggi rappresenta per molti versi la riuscita valorizzazione di una risorsa ma per altri rimane un episodio isolato in una provincia che a mio avviso avrebbe potuto e dovuto puntare su altrettante
opportunità. Gli alti e bassi della sua storia, la crescita, lo sviluppo e le vicissitudini di questa cittadina le ho conosciute grazie ad un libro: "Fiuggi 1940/2000 Sessant’anni della nostra storia" che
proprio quel giorno, alla fine della manifestazione del "Premio Pericone" ebbi modo di ricevere dalle mani del suo stesso autore: Carlo D'Amico. D'Amico classe 1926 è stato Sindaco di Fiuggi dal
1956 al 1960, insegnante, scrittore, giornalista, consigliere provinciale e tanto altro ancora tra cui Presidente Nazionale delle Azienda Autonome di Cura Italiane – Settore Termale. Una persona
infaticabile, amante della sua città che attraverso quel grosso libro che temevo di chiudere dopo poche pagine mi aiutò a scoprire una straordinaria epoca fatta di aneddoti, atti, questioni, scelte ed episodi del periodo in cui Fiuggi si è consacrata come meta internazionale non solo del turismo termale ma anche di appuntamenti culturali, politici e di costume. Dopo di allora lo avevo incontrato una sola volta per caso, lo fermai e colsi l'occasione per complimentarmi e ricordargli alcuni dei tanti episodi descritti in quell'opera e che mi sono rimasti impressi. Egli rimase stupito e lieto delle mie parole, poi per anni non l'ho più rivisto. Speravo di potergli parlare ancora ma fu proprio in una delle ultime mie incursioni in quella zona che seppi della sua scomparsa a metà del 2015. D'Amico ha fatto parte di una generazione vincente da un certo punto di vista, di persone andate via con generale rimpianto per ciò che hanno fatto e costruito col loro impegno per le comunità ed i territori che hanno
rappresentato. Eppure quando parlo o sento parlare di Fiuggi oltre i propri prossimi confini vivo un fenomeno del tutto particolare che per quanto i primi tempi mi sorprendeva oggi mi fa quasi sorridere e mi preoccupa se nella conversazione non arriva. E' una sorta di amarcord, di rimpianto, di critica, quasi come se la città fosse stata investita da un catastrofico terremoto e della quale restano macerie e ruderi. Ma perché avviene questo? Perché Fiuggi come la sua provincia, la sua
regione e l'Italia intera ha vissuto epoche di benessere ed altre di crisi. Il picco probabilmente è stato raggiunto e le città termali hanno comunque risentito di scelte e leggi che prima le hanno lanciate e favorite e poi ne hanno ridimensionato la capacità di attrazione, ma questo paese è più che mai vivo e vive i suoi tempi che non sono i migliori né per lei che per la società di cui fa parte.
Un autolesionismo esagerato che a rigor di verità viene più dall'esterno che da Fiuggi stessa che ricorda periodi in cui le terme e l'imbottigliamento erano gestite diversamente. Si tratta di due eterne
questioni sopratutto di carattere amministrativo che girano attorno alle concessioni ed alle competenze che ne determinano vantaggi e svantaggi economici o ricadute occupazionali per la città. Queste in passato, sopratutto negli anni 90, hanno visto fortissime iniziative di carattere popolare con tensioni mai vissute prima che oggi sono ricordate nel motto de "L'acqua al popolo" i cui avvenimenti D'Amico riporta dettagliatamente in quel bel libro. Nella mia attività di cronista ho avuto modo di constatare come Fiuggi fosse considerata punto di riferimento ogni qual volta si parlava di turismo come alternativa alla crisi industriale, con un'offerta ricettiva che con circa 15.000 posti letto è seconda solo a Roma in tutta la Regione, ma ho sempre pensato che questa realtà dovesse essere un'esempio per riprogettare e valorizzare un territorio dalle grandi potenzialità. Provenendo da un posto turistico per eccellenza so di certo che tale vocazione non la si può improvvisare. La cultura dell'accoglienza è una questione fondamentale per attrarre e necessita di consapevole apertura verso chi usufruisce delle bellezze naturali, artistiche o storiche offerte, ma oggi anche di una fondamentale organizzazione strutturale che passa attraverso strategie di circuiti e reti. Fiuggi come Capri stessa ha origini contadine, si tratta di comunità isolate in maniera diversa che hanno dovuto adattarsi a saper accogliere una tipologia varia di turismo sviluppando un settore che comunque ha rivoluzionato i costumi di una comunità in pochi anni. Le iniziative nell'unire certi sforzi sono state poche a mio avviso. Poche e sporadiche. Nemmeno tanto supportate e condivise in tutta la provincia. Pesa probabilmente il fatto che ci siano 91 Comuni e le prospettive di certe aspirazioni sono prigioniere di piccoli interessi di campanile. Per quanto notato, Fiuggi è tutt'altro che chiusa da questo punto di vista. L'ultimo Sindaco che ho visto, Fabrizio Martini, l'ho incrociato ad Anagni, a Paliano, a Frosinone come un "clericus vagans" ogni qualvolta c'era qualche convegno a tema, quando si parlava di promozione di prodotti da parte di associazioni di agricoltori, piani di sviluppo, accordi di programma per il reimpiego o altre iniziative per il territorio; presente a concedere disponibilità a percorsi comuni e mi son sempre chiesto semmai altri amministratori abbiano pensato che Fiuggi sia un capitale comune o solo del proprio....comune?
Custode della bella storia di Fiuggi è sicuramente il Palazzo della Fonte, il più lussuoso albergo del frusinate. Ci venni per un ricevimento e poi da cronista nel 2011 alla presentazione del logo
turistico della provincia poi misteriosamente scomparso e che ancor oggi fatico a ritrovare in documenti ufficiali e pubblici di quell'Ente. L' hotel sorto poco dopo le terme, nel 1913 ha svolto un ruolo da protagonista nel progresso di questo Comune di cui è uno dei simboli. Numerosi i personaggi illustri che vi hanno soggiornato e lo stesso albergo è stato teatro di eventi storici dei due conflitti mondiali del ventesimo secolo fra i quali la firma dell'allora Re Vittorio Emanuele III relativo alla posizione italiana all'inizio della Prima Guerra mondiale. Durante il secondo conflitto fu invece
destinato a ricovero della Croce Rossa divenendo successivamente sede permanente del Quartier Generale delle Forze Alleate anche dopo la Liberazione. Un ruolo non di poco conto di quelle mura in
stile liberty con volte decorate da affreschi alle quali si arriva scalando una piccola collina sulla cui sommità l'edificio sorge imperioso. Su questa collina a 5 anni un piccolo ragazzino veniva a
pascolare accompagnando suo padre proprio negli anni in cui iniziavano i lavori per la costruzione dell'albergo, poco tempo dopo egli seguì la famiglia partendo emigrante per la Scozia come tanti
suoi compaesani di Casalattico, un piccolo paese della non lontana Val di Comino dov'era nato. Tanti anni dopo, negli anni 80, Carmine Forte, che nel frattempo era diventato un Lord ed aveva
anglicizzato il nome in Charles diventava proprietario di quell'albergo che ristrutturava completamente facendolo ritornare ai vecchi fasti. Forte ha vissuto per quasi 100 anni raccontando qui la
sua storia come una favola vera di un bambino che dalla transumanza ciociara ha raggiunto e conquistato il mondo creando una delle più grandi catene alberghiere del pianeta ricevendo l'onore
di essere nominato Barone dalla Regina d'Inghilterra attraverso l'allora Primo Ministro Margareth Thatcher.
Nel 2005 per un'iniziativa di beneficienza io e R. fummo invitati da amici a partecipare ad una gara di golf ai campi di 18 buche che sono all'ingresso della città. Nessuno di noi due aveva mai giocato,
ma l'iniziativa prevedeva che ogni giocatore fosse affiancato da un principiante che aveva il solo compito di "pattare sul green" ovvero centrare la buca negli ultimi metri. La quota di partecipazione poi sarebbe andata ad un progetto sociale. Insieme ad altri ci ritrovammo il pomeriggio prima per un rapidissimo corso almeno per ben impugnare la mazza ed il giorno dopo vivemmo questa bella
esperienza in squadre separate.
Il campo nato nel 1928 si trova in un paesaggio suggestivo ed è uno dei più importanti circoli italiani. In quell'occasione, grazie ad amici comuni ebbi modo di ritrovare un ex-calciatore del Napoli che
sapevo originario di Fiuggi di cui è stato anche amministratore Beppe Incocciati. Quando lo salutai gli ricordai di averlo già conosciuto una quindicina d'anni prima ad Ischia, dissi ciò non certo
con l'intento che si ricordasse di me, ma rammentandogli alcuni episodi a cui assistetti di una kermesse a cui lui partecipò allora. A quel tempo lavoravo ad Ischia da mio zio ma avevo anche la tessera di un quotidiano che aveva sede in quell'isola per il quale scrivevo di sport da Capri, "Il Golfo". Contrariamente alla mia isola nella quale faticava a vendere, quel giornale ad Ischia era una vera e propria istituzione ed allacciando i rapporti diretti con la redazione ebbi modo di introdurmi in occasioni nelle quali la tessera era come un lasciapassare riverito. Una di queste fu il "TOP 11", una
manifestazione sportiva che all'indomani dei Mondiali tenutisi in Italia vide sull'isola verde molti calciatori nazionali ed internazionali insieme a personaggi dello spettacolo partecipare a varie attività.
C'era anche lui e tempo dopo quando ritrovai il poster dell'evento con gli autografi tra i quali il suo glielo mostrai. Beppe oggi è allenatore professionista ed opinionista per la RAI, ha mantenuto un
bel legame di affetto verso Napoli città e squadra, quando era assessore comunale organizzò una giornata per Maradona col quale ha giocato nell'ultima stagione in cui l'asso argentino vestì la maglia
della squadra partenopea. In quell'occasione allo stesso Golf Club ci fu la ripresa di uno scherzo al Pibe de Oro ed un toccante incontro, il primo, tra lui ed il suo figlio napoletano al quale purtroppo non
sembra esserci stato seguito. Incocciati ama tanto la sua Fiuggi, è una persona ben voluta, semplice e socievole sempre disponibile a scambiare 4 chiacchiere se qualche fan di Milan, Napoli, Ascoli o altre sue squadre in vacanza a Fiuggi lo riconosce incontrandolo nella sua città.
Lo sport fa comunque parte della multipla tradizione di accoglienza di Fiuggi che poco lontano dal Golf Club e dal Lago di Canterno vede strutture sportive che ne fanno punto di riferimento per
manifestazioni di vario genere. In passato squadre di serie A e la stessa nazionale di calcio hanno eletto questa a sede di ritiro preagonistico.
Il contesto boschivo di querce, castagni e alti alberi a ridosso della fonti è la cornice di questi impianti ed introduce al centro termale dove c'è il suggestivo ingresso col grande arco liberty
che porta alla Fonte Bonifacio VIII.Poco prima della Fonte c'è un'area nella quale a gennaio del 1995 fu allestita una tensostruttura che ospitò il congresso dell'allora Movimento Sociale Italiano che in quei giorni sancì la svolta da una destra nostalgica ed alternativa al sistema ad una che in Alleanza
Nazionale si poneva come forza di governo ispirata da valori più vicini alla destra storica. Quella scelta politica che contribuì alla mutazione dello scenario e degli equilibri politici nazionali di quegli
anni, è ancor oggi ricordata come "La svolta di Fiuggi" per quanto della stessa non rimane alcun luogo fisicamente riconducibile all'evento se non l'area sulla quale tali atti si verificarono.
L'intensa storia del ventesimo secolo che ha visto la città svilupparsi e rendersi vetrina internazionale prestigiosa e nominata grazie alla bontà indiscussa delle sue acque ha in parte occultato quella del
territorio di Anticoli che vanta altrettante eccellenze come Bonifacio VIII e la presenza di famiglie importanti come i Borgia oltre i Caetani stessi ed i Colonna.
Il marchio Fiuggi e la sua difesa, sopratutto per la diffusione dell'acqua che ne porta il nome ed implicitamente ne pubblicizza la località è una fondamentale arma che Capri non ha mai potuto
utilizzare. Sono infatti tanti i prodotti in giro per il mondo spesso discutibili e di pessimo gusto che in maniera arbitraria hanno usato il nome della mia isola per auto, succhi di frutta, abiti, alimenti e
persino alcune pornostars, più di una, hanno scelto come nome artistico "Capri. Non mi meravigliai quindi quando percorrendo la strada che collega i due centri in una curva di un tornante scorsi lì un
albergo che si chiamava Capri. "Eccone un altro - pensai - finanche a Fiuggi". Un altro falso d'autore ma assolutamente più consono e nobile di altre immonde associazioni che invece si rivelò veramente
caprese.
Ne parlai una sera a Cave, appena fuori dalla Ciociaria, centro anch'esso toccato dalla Prenestina. Lì il nome Capri era autentico, infatti anni prima il mio compaesano anacaprese Alessio aveva
creato un locale (Oggi di altri) dove preparava un'ottima pizza, diventato un covo di nostalgici isolani. Ci si ritrovava spesso in rimpatriate tra esuli dello scoglio. Era per me quello più vicino ma non l'unico nella regione.
Anche Mario alla soglia dei 50 anni, con la sua famiglia aveva fatto armi e bagagli aprendo un ristorante dal nome originale nel quartiere Prati della capitale: "L'Ambasciata di Capri", luogo dove tanti VIP's ma anche gente comune e noi "poveri immigrati" ci ritrovavamo a gustare sapori dell'autentica cucina del golfo natìo. Con Mario scherzavamo sempre sul fatto che se lui era "L'Ambasciatore a Roma" io ero un "Console ciociaro" ma forse gli intrecci con la
Ciociaria li aveva lui più di me. Inconsapevolmente dato che il ristorante di famiglia a Capri immerso tra suggestivi limoneti si trova a pochi metri dalle rovine della splendida Villa Jovis di
Tiberio, quest'ultimo legato a molte personalità di questa provincia. Dai pettegolezzi di Cave, in una delle tante volte nelle quali Alessio ci serviva per ultimo, per poi sedersi tranquillo al nostro tavolo e
fare un dettagliato report delle reciproche novità isolane, emerse il fatto che i proprietari dell'albergo fiuggino fossero legati a Capri e questo mi meravigliò. Non ho mai avuto occasione di andarci, ma
quando lo farò sarà anche per scoprire se a loro come a me, Mario ed Alessio non è stato risparmiato il tormento della rituale domanda:
"Ma che ci fa uno di Capri qui?". Per quel che mi riguarda la correlazione rappresenta un'ennesima traccia ed una flebile coincidenza da unire alle tante che cerco a supporto delle mie risposte a quel quesito!
Nel territorio di Fiuggi poco lontano dall'ingresso della Fonte Bonifacio VIII ci sono i resti della stazione ferroviaria che per anni è stata a sua volta un importante terminale di una linea anch'essa sorta nel 1913 che ampliata negli anni a seguire e collegando il centro di Roma con Frosinone ed altri vicini ha dato un ulteriore impulso al successo della località termale, facendo conoscere anche piccole realtà contigue visto che alcune diramazioni collegavano comuni limitrofi. Una linea che negli ultimi 50 anni è stata progressivamente smantellata fino a scomparire del tutto nelle zone oltre Roma
sopravvivendo solo in un piccolo tratto urbano a servizio della capitale. Di quei binari di una linea unica a scartamento ridotto ovvero più strette di una normale, restano alcuni segmenti che in
vari punti della provincia ne testimoniano l'esistenza.
Per chi l'ha conosciuta rappresenta un malinconico ricordo di un periodo florido e prezioso che contestualizzato nei vagoni pieni di quei treni ha segnato la svolta e la crescita economica di queste zone. Uno dei tratti più lunghi ed ancora visibili di quella strada ferrata si snoda attraversando boschi ed ondeggianti dislivelli, collegando Fiuggi con Acuto, un piccolo comune di poco meno di 2000 abitanti su una delle sommità dei Monti Ernici che affaccia su Anagni a cui è stata legata ed avversa nei secoli.